Migliorare il proprio stato interiore con la P.N.L.

28 Maggio 2018|Leadership e comunicazione

Migliorare il proprio stato interiore con la P.N.L.

L’origine del mio percorso di crescita personale è la P.N.L., ovvero l’utilizzo della mente e delle parole nel modo più funzionale e utile per migliorare il proprio stato interiore e le relazioni con gli altri. Attraverso la lettura di alcuni libri sul tema, corsi in aula con Unicomunicazione – NLP Coaching School e tanta pratica ho acquisito nel tempo una conoscenza abbastanza approfondita di questa disciplina e dei benefici che porta nella vita delle persone ed in ambito professionale.

Non ho la pretesa di scrivere un trattato esaustivo sulla P.N.L., ho semplicemente deciso di condividere in questo articolo alcune nozioni di base, con l’obiettivo di mettere un pò di ordine attorno a questo tema tanto discusso, inquadrare alcuni aspetti essenziali senza entrare nei tecnicismi linguistici e suscitare l’interesse ad approfondire.

Cos’è la P.N.L.

La P.N.L., acronimo di Programmazione Neuro Linguistica, è lo strumento che consente di creare stati emozionali e sensazioni positive attraverso la mente per comunicare meglio con se stessi e gli altri. Permette di creare nuovi stimoli e sensazioni, superare momenti difficili e raggiungere obiettivi e risultati desiderati, utilizzando tutti i sensi e associando immagini mentali, gesti e parole.

I padri della P.N.L. sono Richard Bandler e John Grinder e si rifanno al pensiero di Milton Erikson e Virginia Satir, due noti psicoterapeuti americani, citati nei maggiori libri di neuro linguistica. Hanno aiutato migliaia di persone a risolvere i propri problemi personali riprogrammando il loro pensiero. La P.N.L. nasce quindi come disciplina in campo terapeutico negli anni ’70 ed oggi viene usata soprattutto per aiutare le persone a cambiare la propria mappa interiore, superare convinzioni limitanti e migliorare la propria vita.

I modelli di P.N.L. sono strumenti per allineare un’intenzione ad un risultato e passare da una situazione attuale ad una situazione desiderata, da uno stato meno buono ad uno stato positivo. Questi modelli portano con sè una serie di benefici:

  • accrescere la propria autostima
  • infondere coraggio nell’affrontare le nuove sfide (in ambito personale come lavorativo)
  • modificare il linguaggio per influenzare positivamente emozioni e comportamenti

Si può applicare la P.N.L. per parlare in pubblico, comunicare più efficacemente o stimolare la motivazione in se stessi e negli altri e velocizzare il raggiungimento dei propri obiettivi.

È proprio il modo in cui pensiamo alle cose a determinare come queste ci faranno sentire.

Come la P.N.L. cambia il nostro stato

La P.N.L. lavora sul migliorare il proprio stato interiore sul flusso emozione-azione-atteggiamento-risultato che si auto alimenta. Insegna soprattutto a distinguere tra fatti e atteggiamenti o giudizi nei confronti dei fatti. Si usa spesso in P.N.L. far riferimento all’espressione “la mappa non è il territorio”. Gli eventi della vita ci hanno portato ad essere come siamo e a realizzare quello che ci circonda (il territorio), una realtà frutto del nostro passato. Ma se abbiamo l’ambizione e sentiamo il bisogno di cambiare e migliorare il nostro territorio e noi stessi avremo bisogno di impostare una nuova mappa che ci porti da dove siamo a dove vorremmo essere. La Mappa è quello che uno pensa di poter fare. Il Territorio è quello che uno fa.

La mappa mentale quindi è modificabile, modificando le convinzioni e gli stili di comunicazione verso se stessi e verso gli altri. Attraverso questa nuova progettazione delle proprie mappe mentali e degli stili di comunicazione si sviluppano nuove competenze, consapevolezze e comportamenti per gestire meglio noi stessi e gli altri.

Le ancore interne

Le ancore sono in P.N.L. degli stimoli sensoriali che associano immagini, suoni o sensazioni ad uno stato mentale. Il concetto di ancora si basa sul richiamare una sensazione, associarla ad un’immagine, un gesto o a una parola con la tecnica dell’ancoraggio e creare uno stimolo. In questo modo possiamo riutilizzare l’ancoraggio creato per riattivare in ogni momento la sensazione positiva ancorata.

Ti è mai capitato di assaggiare un cibo particolarmente saporito e rivivere per qualche istante una situazione piacevole che hai vissuto in passato collegata a quel sapore? O di ascoltare le parole di una canzone e rivivere un’emozione provata in un momento passato?

Io molte volte e utilizzo le ancore su me stesso per creare uno stato mentale utile per migliorare il mio stato interiore e affrontare al meglio le relazioni con gli altri, nella vita e sul lavoro. Per esempio auto-motivarmi prima di un meeting di lavoro o prima di fare uno speech di fronte a centinaia di persone, richiamando momenti passati particolarmente densi di emozioni positive o creandoli da zero e ancorarli in quel preciso momento.

Esercizio pratico per migliorare il proprio stato interiore

Mettiti comodo/a, chiudi gli occhi e torna con la mente in un momento in cui hai provato sensazioni positive che desideri richiamare nel presente. Immaginati nella situazione desiderata. Dove sei, con chi sei, cosa c’è intorno a te, quali immagini stai vedendo, quali suoni senti e cosa stai provando? Quando hai raggiunto lo stato di culmine sensoriale che desideravi ancora nella tu amente quello stato con un gesto rappresentativo (es. un pugno chiuso in segno di vittoria, uno schicco di dita o qualsiasi altro gesto) e riapri gli occhi.

La mente funziona come la realtà e “vede” immagini a grandezze diverse, positive o negative, a seconda della dimensione del pensiero. E le ancore funzionano anche nel senso opposto. Togliersi per esempio pensieri negativi ricorsivi dalla mente e migliorare lo stato interiore. Quando vuoi toglierti un pensiero che ostacola il tuo stare bene è sufficiente ridurre l’intensità di quel pensiero prendendo (mentalmente) l’immagine associata a quel pensiero e rimpicciolirla. Puoi allontanare da te quell’immagine, modificandone i colori e i suoni associati all’episodio. L’immagine diventa così piccola quasi da non riuscire più a vederla, i colori diventano bianco e nero e i suoni scompaiono. Nel momento in cui si toglie questa intensità si ancora il momento ad un gesto che ne elimina l’effetto (per esempio un gesto della mano che spazza via l’immagine associata la pensiero negativo come quando spazzi via una briciola dal tavolo).

I modelli di riferimento

I modelli linguistici sono stati creati da Richard Bandler e John Grinder, i padri fondatori della P.N.L., per diffondere l’approccio dei terapeuti Milton Erikson e Virginia Satir al di fuori dall’ambito terapeutico. Agiscono sulle convinzioni e lavorano sulla mappa delle credenze della persona per migliorare lo stato interiore, cambiando l’esito delle azioni, qualunque sia il campo di applicazione.

Il Metamodello e il Milton Model utilizzano la linguistica per scoprire il significato delle parole e applicare filtri cognitivi per calare la comunicazione nella realtà della persona con cui interagiamo.

Gli obiettivi principali che soddisfano i due modelli sono:

  1. Specificare le informazioni: attraverso domande di specificità posso recuperare importanti informazioni dal dialogo con il mio interlocutore
  2. Far chiarire le informazioni: per mettere in discussione le convinzioni limitanti
  3. Arricchire la mappa del mondo della persona: rendendo più facile trasformare le convinzioni limitanti in pensieri utili a raggiungere un determinato scopo

Domande che si usano spesso nel Metamodello sono ad esempio:

  • Cosa vuoi dire?
  • In che senso?
  • Mi puoi spiegare meglio?

Esempi pratici:

Affermazione: “Marco è il migliore”
Domanda: Migliore rispetto a cosa?

Affermazione: “Non mi sento valorizzato?”
Domanda: Che cosa dovrebbe succedere per sentirti valorizzato? Estrai i criteri per costruire la convinzione positiva

Affermazione: “Fanno tutto l’opposto di quello che gli dico”
Domanda: A chi ti riferisci esattamente?

E via dicendo.. Domande che specificano appunto, e chiariscono, il significato attribuito da chi ha comunicato un certo messaggio. Se indago su ciò che pensa realmente il mio interlocutore avrò maggiori probabilità di creare una connessione più profonda con lui o lei.

Il Milton Model invece permette di:

  1. Aiutare una persona ad esplorare le sue risorse interiori
  2. Creare un solido ponte di comunicazione con l’interlocutore (creare rapport)
  3. Aiutare noi stessi e gli altri a generare nuove convinzioni più utili e di conseguenza migliorare il nostro stato d’animo e quello degli altri

Si usa nel cosiddetto “ricalco” ovvero quella fase in cui cerchi di utilizzare gli stessi sistemi rappresentazionali della persona con cui stai interagendo per arricchire il suo punto di vista, generare opzioni, indurre o evocare stati d’animo.

Filtri cognitivi

Quando il Milton Model viene applicato consapevolmente, ci si avvale in maniera strategica di una serie di “filtri cognitivi” grazie ai quali, anche senza conoscere il preciso contesto di riferimento, è possibile esprimere delle frasi e delle affermazioni che sembreranno all’interlocutore calate esattamente nella sua realtà, rispettandone pienamente la sua personale interpretazione.

Secondo Noam Chomsky (noto linguista e scienziato cognitivista americano) questi filtri si dividono in 3 diverse categorie:

1) Le cancellazioni: omissioni dal discorso di dettagli più o meno rilevanti

Affermazione: “Non mi apprezzano”
Domanda: Chi sono le persone che non ti apprezzano?

2) Le nominalizzazioni e distorsioni: creazione di associazioni non verificabili partendo da un concetto oggettivo.

Si verificano quando esprimiamo un’idea radicata da tempo in noi che mettiamo in discussione e la crediamo vera: “Nessuno mi ascolta”
Bisognerebbe chiedersi o chiedere all’interlocutore: Nessuno nessuno? Tutti? Quando non ti ascoltano, in quali occasioni? Sempre / ogni volta?
Oppure quando agganciamo un dato di fatto ad un’opinione: “Ho 50 anni quindi è impossibile imparare l’inglese”
Bisognerebbe chiedersi o chiedere all’interlocutore: c’è mai stato un momento nella tua vita in cui hai imparato qualcosa? E da quella risorsa (che senz’altro c’è!) costruire la nuova convinzione.

3) Le generalizzazioni: considerare ricorrente un evento confrontandolo con un evento vissuto in precedenza
“Non ci si può fidare di nessuno”
Magari solo una persona ha tradito la nostra fiducia e facciamo rientrare in quella categoria tutte le persone con cui abbiamo una relazione.

Entrambi i modelli agiscono sull’ascolto attivo e facilitano la connessione e la crescita per migliorare il proprio stato interiore e la relazione con gli altri.

Come abbiamo visto è possibile modificare le nostre convinzioni e quindi anche i nostri comportamenti e azioni a partire da come ci esprimiamo a parole. La linguistica può essere riprogrammata in modo da creare nuove connessioni neuronali che migliorano il nostro stato e quello degli altri.

Spero di averti incuriosito ad approfondire l’argomento, seguendo Unicomunicazione NLP Coaching School e se ti va a sperimentare assieme queste tecniche e modelli nella tua professione.

A presto,
Andrea

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